Santa Giovanna Francesca de Chantal Religiosa
12 agosto - Memoria Facoltativa
Digione, Francia, 1572 - Moulins, Francia, 13 dicembre 1641
La vita di Giovanna Frémiot è legata indissolubilmente alla figura di Francesco di Sales, suo direttore e guida spirituale, e di cui fu seguace e al tempo stesso ispiratrice e collaboratrice. Nata a Digione nel 1572, a vent'anni sposò il barone de Chantal, da cui ebbe numerosi figli. Rimasta vedova, avvertì sempre di più il desiderio di ritirarsi dal mondo e di consacrarsi a Dio. Sotto la guida di Francesco di Sales, diede vita a una nuova fondazione intitolata alla Visitazione e destinata all'assistenza dei malati. L'Istituto si diffuse rapidamente nella Savoia e nella Francia. Ben presto seguirono Giovanna, diventata suor Francesca, numerose ragazze, le Visitandine, come erano chiamate e universalmente note le suore dell'Isituto. Prima della sua morte, avvenuta a Moulins il 13 dicembre del 1641, le case della Visitazione erano 75, quasi tutte fondate da lei. (Avvenire)
Etimologia: Giovanna = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico
Martirologio Romano: Santa Giovanna Francesca Frémiot de Chantal, religiosa: dal suo matrimonio cristiano ebbe sei figli, che educò alla pietà; rimasta vedova, percorse alacremente sotto la guida di san Francesco di Sales la via della perfezione, dedicandosi alle opere di carità soprattutto verso i poveri e i malati; diede inizio all’Ordine della Visitazione di Santa Maria, che diresse pure con saggezza. Il suo transito avvenuto a Moulins sulle rive dell’Allier vicino a Nevers in Francia ricorre il 13 dicembre.
(13 dicembre: Nel monastero della Visitazione a Moulins in Francia, anniversario della morte di santa Giovanna Francesca Frémiot de Chantal, la cui memoria si celebra il 12 agosto)
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
Le Letture di oggi sono tratte dal Nuovo Lezionario,
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde
Siamo noi a cercare Dio o e lui a cercare noi? Ancora prima che noi cominciamo a cercarlo consapevolmente, egli ci attira a sé, come un innamorato, tramite Cristo. La reazione giusta da parte nostra è di essere pienamente disposti ad ascoltare e ad imparare: “Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me”. Ciò significa seguire Cristo, poiché “solo colui che viene da Dio ha visto il Padre” e quindi solo lui può conoscere perfettamente la volontà del Padre e rivelarla. La vita eterna che noi tutti desideriamo dipende dalla fede in Cristo, da una fiducia e da un impegno costanti, che faranno cominciare la vita-risurrezione qui ed ora, garantendo la risurrezione dei corpi alla vita immortale. In attesa, i fedeli si nutrono del suo Corpo e del suo Sangue nella santa Eucaristia, costituendo a poco a poco in loro stessi una “riserva” di vita immortale. Se Elia o gli Ebrei dell’Esodo mangiarono del pane prezioso, noi mangiamo qualcosa di molto più prezioso: “Il pane che io darò è la mia carne”.
Antifona d'ingresso
Sii fedele, Signore, alla tua alleanza,
non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
Sorgi, Signore, difendi la tua causa,
non dimenticare le suppliche di coloro che t’invocano. (Sal 74,20.19.22.23)
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che ci dai il privilegio di chiamarti Padre,
fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi,
perché possiamo entrare
nell’eredità che ci hai promesso.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Oppure:
Guida, o Padre,
la tua Chiesa pellegrina nel mondo,
sostienila con la forza del cibo che non perisce,
perché perseverando nella fede di Cristo
giunga a contemplare la luce del tuo volto.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
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Prima lettura
1Re 19,4-8
Con la forza di quel cibo camminò fino al monte di Dio.
Dal primo libro dei Re
In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra.
Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò.
Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve.
Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.
Parola di Dio
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Salmo responsoriale
Sal 33
Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
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Seconda lettura
Ef 4,30-5,2
Camminate nella carità come Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione.
Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Gv 6,51)
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.
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Vangelo
Gv 6,41-51
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
Sorelle e fratelli, nell'Eucaristia viviamo le parole di Gesù: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Il pane che io vi do è la mia carne per la vita del mondo”. Preghiamo perché noi, che ci nutriamo di questo pane, possiamo vivere la speranza della vita eterna fin da oggi.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.
1. Per la Chiesa, grande comunità dei figli di Dio presente in ogni luogo: trovi sempre il centro della sua vita nella celebrazione dell'Eucaristia, intorno all'altare dove Gesù si dona come pane di vita, preghiamo.
2. Per coloro che cercano Dio e non sanno riconoscerlo: perché i cristiani uniti nella parola invochino il dono della fede per tutti gli uomini, preghiamo.
3. Per i cristiani: la riflessione sulla parola di Dio li persuada a riconoscere ogni cosa come dono di Dio, certi che l'esperienza religiosa non si fonda solo sulle opere, sui sacrifici, sulle offerte, ma anzitutto nel sentirsi accompagnati dal Padre, preghiamo.
4. Per la nostra comunità cristiana: partecipi con gioia alla Mensa, condivida il pane anche con tutti i fratelli lontani e con coloro che hanno bisogno del nostro sostegno, preghiamo.
Padre santo, aiutaci ad andare incontro a Cristo, perché attraverso di Lui possiamo giungere a te. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Preghiera sulle offerte
Accogli con bontà, Signore, questi doni
che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa,
e con la tua potenza trasformali per noi
in sacramento di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
Gerusalemme, loda il Signore,
egli ti sazia con fiore di frumento. (Sal 147,12.14)
Oppure:
Dice il Signore:
“Il pane che io darò
è la mia carne per la vita del mondo”. (Gv 6,52)
Preghiera dopo la comunione
La partecipazione a questi sacramenti
salvi il tuo popolo, Signore,
e lo confermi nella luce della tua verità.
Per Cristo nostro Signore.
Omelia (10-08-2003)
mons. Vincenzo Paglia
Commento Giovanni 6,41-51
Il Vangelo di questa domenica ci riporta nella sinagoga di Cafarnao, ove Gesù sta tenendo un lungo discorso sul pane della vita. Gesù, riferendosi al passo biblico relativo alla manna inviata dal cielo al popolo d'Israele nel deserto, applica a se stesso il contenuto del messaggio biblico dicendo: "Io sono il pane disceso dal cielo".
I presenti al sentire quella affermazione si domandano: come può costui affermare di discendere dal cielo? Non viene da Nazareth?
Molti conoscono i suoi genitori; ricordano persino i loro nomi. Non è quindi possibile che egli venga dall'alto.
Eppure lo scandalo, quello di allora e quello di oggi, anzi di tutta la storia, risiede proprio nel senso di quell'affermazione: ossia, che un uomo debole e fragile, e comunque ben conosciuto nelle sue origini, possa scendere dal cielo.
Era e resta impensabile che quell'uomo di Nazareth possa essere il Figlio di Dio sulla terra.
E' difficile, se non impossibile sul piano della logica umana, pensare che il cielo si possa manifestare attraverso la terra.
E quel che si dice di Gesù si deve applicare anche al suo corpo visibile ch'è la Chiesa. Com'è possibile che una povera comunità cristiana, munita solo di fragili segni sacramentali e -di un piccolo libro come le Scritture, sia strumento di salvezza?
Eppure è nascosto in questo mistero il cuore stesso della fede cristiana: l'infinito sceglie il finito per manifestarsi; la Parola che ha creato il mondo sceglie le parole umane per manifestarsi; colui che crea ogni cosa si fa presente "realmente" in un po' di pane e in un po' di vino; il Signore del cielo e della terra si rende presente là dove due o tre persone si radunano nel suo nome.
Questa scelta di Dio, prima che essere un mistero incomprensibile per la ragione è mistero insondabile d'amore.
Tutti, piccoli e grandi, sapienti e ignoranti, ricchi e poveri, santi e peccatori, tutti possiamo avvicinarci a Dio attraverso il corpo e le parole di Gesù, sì, del figlio di Maria e di Giuseppe di Nazareth.
L'apostolo Giovanni scrive: "Dio, nessuno l'ha mai visto; l'unico Figlio, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato" (Gv 1, 18).
Pertanto, se vogliamo vedere il volto di Dio guardiamo i lineamenti del Figlio; se desideriamo conoscere la volontà di Dio indaghiamo quella del Figlio; se desideriamo comprendere l'agire di Dio vediamo le opere del Figlio; se vogliamo ascoltare Dio ascoltiamo il Vangelo.
E sentiremo piene di consolazione, le parole di Gesù a Filippo: "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14, 9).
Gesù, pertanto, pur suscitando scandalo presso gli ascoltatori per aver detto di essere il vero pane disceso dal cielo, non poteva recedere da tale affermazione. Semmai, come del resto ha fatto, doveva continuare a mostrare la bellezza e la straordinarietà di questo mistero di salvezza.
E ha detto: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia". Se si ascoltano queste parole con attenzione, in effetti, è difficile non scandalizzarsi.
Ma il contenuto è chiaro: Gesù è la salvezza per il popolo d'Israele come la manna lo fu nel deserto. Questo mistero?lo ripeto?prima di sorprenderci sul piano della logica razionale dovrebbe stupirci su quello dell'amore.
Chi, se non Dio, avrebbe mai potuto escogitare un così grande mistero di amore da rendersi presente a coloro che ama attraverso il dono di Gesù, del suo corpo, del' suo Vangelo?
Davvero è un insondabile mistero d'amore! Indubbiamente inconcepibile da una mente umana.
Sì, nessun uomo avrebbe potuto osare tanto. Solo l'incredibile amore di Dio per gli uomini ha potuto escogitare e realizzare il dono del suo Figlio come pane di vita eterna.
Gesù non cessa di ripeterlo. E aggiunge: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Con lui accade ancor più di quello che fu concesso a Mosè.
Chi si lega a Gesù (chi mangia la sua carne) ha la vita eterna. Il Vangelo non dice "avrà", bensì "ha" la vita eterna fin da ora, ossia riceve in dono la vita che non finisce (nel quarto Vangelo "vita eterna" è sinonimo di "vita divina"). La nota dominante del discorso di Gesù vuole condurre l'uomo all'incontro con Gesù, all'unione con lui, a divenire una cosa sola con lui, per poter vivere una vita che non ha più termine, che non ha più confini, neppure quelli temporali.
Possiamo allora comprendere appieno l'altissima esortazione che l'apostolo Paolo rivolge agli Efesini: "Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore" (Ef 5, 1-2).
Davvero la vita della Chiesa, come quella di ogni singolo credente, è sostenuta dal "pane disceso dal cielo". Giovanni Paolo II, nell'ultima enciclica sull'Eucaristia, afferma: "L'Eucaristia, presenza salvifica di Gesù nella comunità dei fedeli e suo nutrimento spirituale, è quanto di più prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino nella storia" (n.9).
Già la vicenda di Elia prefigurava questo mistero. Il profeta, perseguitato dalla regina Gezabele, dovette fuggire. Dopo una fuga spossante, si accasciò stanco e triste desiderando solo la morte. Mentre le sue forze, soprattutto quelle dello spirito, venivano meno ecco un angelo del Signore scendere dal cielo, svegliarlo dal torpore in cui era caduto e dirgli: "alzati e mangia!".
Elia vide vicino alla sua testa una focaccia e la mangiò. Ma tornò a coricarsi. Fu necessario che l'angelo tornasse da lui per svegliarlo ancora, quasi a voler significare la necessità di essere sempre svegliati dall'angelo e di continuare a nutrirsi del "pane della vita".
Insomma nessuno deve sentirsi autosufficiente, e quindi tutti sempre bisognosi del nutrimento. L'autore biblico conclude: "Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb" (I Re 19, 8).
Il profeta fece il cammino del popolo d'Israele percorrendo tutto il deserto fino al monte ove Mosè aveva incontrato Dio. E' l'immagine del pellegrinaggio di ogni comunità cristiana, di ogni credente. Il Signore Gesù, pane vivo disceso dal cielo, si fa nostro cibo per sostenerci nel cammino verso il monte dell'incontro con Dio.
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